PresentazioniEditoriali

Marco Polo - La vita è viaggio

In occasione dei 700 anni dalla morte del noto mercante e viaggiatore veneziano Marco Polo - avvenuta il 9 gennaio 1324 - proprio in data 9 gennaio 2024 è stato presentato, nella sala Oriana Fallaci di palazzo Ferro Fini, il libro “Marco Polo - La vita è viaggio” del giornalista Francesco Jori, appena pubblicato da Editoriale Programma di Treviso. 
Si tratta di un saggio che ripercorre la vita avventurosa dell’autore de ‘Il Milione’ (primo libro italiano tradotto in tutto il mondo e capolavoro della letteratura), ma che soprattutto inquadra il viaggio dei Polo - dell’adolescente Marco, del padre Nicolò e dello zio Matteo - nella millenaria apertura ai commerci, ai viaggi e alle relazioni con l’Oriente che caratterizza la storia del mondo antico e del Medioevo e, in particolare, quella della Serenissima Repubblica di Venezia. Scrive infatti Jori: “Marco non è un apripista, è solo l’ennesima replica di una lunga sequenza di viaggiatori che già da tempo hanno preso la via dell’Est”.
Ha aperto l’evento il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, che ha esordito sostenendo come Jori, da ‘inviato speciale nella storia’, sia riuscito a contestualizzare la vicenda dei Polo, dando punti di riferimento storici ai lettori di oggi e raccontando una storia che ha ancora molto da dire ai contemporanei, soprattutto in quest’epoca in cui, non diversamente dalla seconda metà del XIII secolo, si stanno riorganizzando gli equilibri geopolitici e i modelli economici del mondo. Marco Polo - ha ricordato Ciambetti - è protagonista del tramonto del Medioevo e anticipatore della rivoluzione della civiltà borghese ed urbana; inoltre, i tre mercanti che da Venezia arrivano nel cuore dell’impero mongolo dimostrano di non avere una mentalità eurocentrica, ma di essere pronti a conoscere popoli, lingue, culture e tecnologie diverse, con un approccio umile, curioso e discreto. “Dopo l’impresa dei Polo - ha concluso il Presidente - a distanza di oltre un secolo, il Veneto esprimerà altri grandi viaggiatori ed esploratori, come i vicentini Pietro Querini e Antonio Pigafetta, dimostrando di essere una terra motore della storia. L’anno che Venezia e il Veneto dedica a Marco Polo è quindi momento di riflessione per tutti i veneti”.
È seguito l’intervento del Presidente della commissione Affari istituzionali e promotore dell’incontro Luciano Sandonà, il quale ha parlato del Milione, definendolo opera originalissima tra racconto storico, atlante geografico, trattato di antropologia e celebrazione politica, che si è rivelato “un autentico best-seller del Trecento e Quattrocento, tradotto in moltissime lingue e non solo dell’Occidente”. Marco Polo, secondo Sandonà, è una figura iconica, in quanto primo ambasciatore, personaggio nuovo e affascinante, costruttore di relazioni, che merita di essere celebrato per il ruolo che ha avuto non solo per Venezia, ma per il Veneto e per l’Italia tutta.
È stata poi la volta dell’autore Francesco Jori, il quale ha spiegato come nell’immaginario collettivo Marco Polo sia diventato un mito, un uomo eccezionale, che va e torna dai confini del mondo allora conosciuto, impara quattro lingue durante il viaggio e diventa uomo di fiducia dell’imperatore dei mongoli, che gli affida missive e richieste per il papa di Roma.  “Marco affascina - afferma Jori - perché incarna la vitalità del commercio, che non è solo scambio di merci, ma incontro di idee, persone, culture e tradizioni. E la sua città, Venezia, è la potenza che meglio di altri ha capito che gli scambi non portano solo soldi, ma cultura: lo stato veneziano è una grande potenza perché investe in cultura, anche quando fa la guerra”.
In queste pagine, ha continuato l’autore, si racconta la grandezza dell’impresa dei Polo, che  non sta nella coraggiosa rotta verso il lontano Oriente, nei rischi e nei tempi lunghissimi del viaggio lungo le piste dei carovanieri della ‘via della seta’, attraverso steppe, deserti e catene montuose, né nelle scoperte straordinarie, dal petrolio al carbone alla carta, nei quali si imbatterono i tre veneziani, né nella straordinaria accoglienza che i tre viaggiatori veneziani ricevettero dal sovrano mongolo Kublai Khan, che fece di Marco un ambasciatore e alto funzionario del suo sterminato impero, riponendo totale fiducia in uno straniero; la grandezza di quell’impresa ventennale nella favolosa Cina della seconda metà del XIII secolo - raccontata a distanza di anni nei mesi della prigionia a Genova ad un altrettanto geniale compagno romanziere, Rustichello da Pisa - sta negli occhi di Marco Polo, mai diffidenti e sempre curiosi, nell’intelligenza dell’uomo, aperta ad altre civiltà e ad usi e costumi di popoli lontani, attenta a esplorarne novità, conquiste tecnologiche, punti di forza, fattori di cambiamento ed ‘elementi di felicità’, come seppe cogliere un altro grande scrittore Italiano, Italo Calvino, che rilesse la vicenda di Marco Polo ne “Le città invisibili”. “Oggi più che mai – ha concluso Jori – suona attuale, affidabile, realistico, l’invito che Calvino pone sulla bocca del veneziano vissuto 700 anni fa: saper individuare, cogliere e far crescere ciò che inferno non è”, cioè quegli elementi di positività, quelle tracce di benessere e di luce che ogni città, ogni civiltà, contiene e alimenta.